Extended through January 14, 2017
About
In the Baroque, beauty and the grotesque are always like opposites—it’s an aesthetic that deals with contrasts.
—Adriana Varejão
Gagosian is pleased to announce an exhibition of new work by Adriana Varejão.
One of Brazil’s most renowned living artists, Varejão is perhaps best known for her incisive reflections on the rich yet conflicted history and culture of Brazil, embodied in her “azulejão” or “big tile” paintings, ongoing since their first iteration in 1988. These highly inventive paintings simulate azulejos, the ceramic tiles whose complex provenance connects Brazil with Portugal through trade and colonization. The azulejo—a square, glazed terra-cotta tile—is the most widely used form of decoration in Portuguese national art, utilized continuously throughout the country’s history from the Middle Ages onward. Traditionally, vast and luxuriously theatrical designs of azulejos were decorated both religious and secular buildings, homogenizing the architecture into an illusionistic pictorial whole.
Constantly renewing its vigor, the azulejo reflected the organic eclecticism of a culture that was both expansive and open to dialogue. It embraced the lessons of the Moorish artisans, inspired by the ceramics of Seville and Valencia in Spain; it later adapted the ornamental formulae of the Italian Renaissance while acknowledging the exoticism of Oriental china; following an ephemeral period of Dutch inspiration, it created fantasy story panels in blue and white that set the tone for a perfect assimilation of widely varied elements. It was used in far distant places of Portugal’s empire, such as Brazil. Varejão’s constant invocation of the azulejo in her art functions as a metaphor for the mixing of cultures, whether by force or by desire.
Nel Barocco il bello e il grottesco convivono sempre come opposti: è un’estetica che ha a che fare con i contrasti.
—Adriana Varejão
Gagosian è lieta di annunciare una mostra di nuovi lavori di Adriana Varejão.
Tra gli artisti brasiliani più rinomati, Varejão è molto nota per la sua riflessione incisiva sulla storia e la cultura del Brasile, ricche e allo stesso tempo conflittuali, come rappresentato nella serie dei suoi dipinti “maiolica” iniziata nel 1988. Queste opere particolarmente creative simulano gli azulejos ovvero le maioliche dipinte che, attraverso complesse vicissitudini legate al commercio e alla colonizzazione, congiungono il Brasile con il Portogallo. L’azulejo, una mattonella quadrata in terracotta smaltata, è il mezzo decorativo maggiormente impiegato nell’arte nazionale portoghese fin dal Medio Evo. Tradizionalmente i grandi e teatrali motivi degli azulejos venivano usati per decorare gli edifici sia religiosi che secolari, omogeneizzando così l’architettura in un’unica illusione pittorica.
L’azulejo ha costantemente rinnovato la sua forza nei secoli, riflettendo l’eclettismo naturale di una cultura espansiva ed aperta al dialogo. La tecnica, che si avvaleva delle lezioni degli artigiani Moreschi ispirati alle ceramiche di Siviglia e Valencia, si adattò in seguito alle formule ornamentali del Rinascimento italiano per arrivare a includere anche l’esotismo della Cina orientale. Dopo un breve periodo di ispirazione olandese, subentrarono narrazioni figurative fantastiche in bianco e blu, a dimostrazione della perfetta assimilazione di diversi elementi, e diffuse in luoghi dell’impero portoghese molto distanti tra loro come per esempio il Brasile. Il costante richiamo all’azulejo nell’arte di Varejão è una metafora del mescolarsi delle culture, sia volontario che violento.
Le grandi maioliche dell’artista sono realizzate in gesso e pittura a olio su tela. Uno strato generoso di gesso è applicato sul fondo delle tele e poi lasciato ad asciugare. Durante il processo di essiccazione, iniziano ad apparire delle crepe che, come nate da un fenomeno geologico naturale, rendono ogni superficie unica ed irripetibile. Nell’arco di vent’anni questi dipinti squadrati hanno mantenuto la loro dimensione, talvolta andando a creare dei lavori monumentali come Celacanto provoca maremoto (2004–08), ora ospitato in uno spazio apposito a Inhotim, lo spettacolare parco museo di arte contemporanea nello Stato brasiliano di Minas Gerais. In questo lavoro le scritte sulla storia, la cultura, il paesaggio, la geografia e il corpo umano, che popolavano i primi dipinti di Varejão, sono incorporati in un delirio torbido di motivi blu e bianchi e di immagini frammentarie, rappresentate in una struttura a griglia a simulare un’enorme parete di maioliche. I lavori in mostra a Roma pensati appositamente per l’occasione, sono i più grandi dipinti-maiolica che Varejão abbia prodotto finora (180 cm quadrati). I motivi, quali una testa d’angelo, una colonna dorica, una rosa o una conchiglia, sono resi in sfumature leggere di blu e bianco a seconda dei singoli riferimenti storici e ingranditi fino al punto in cui iniziano a dissolversi in opulenti gesti astratti.
Seguendo un altro tema del lavoro di Varejão, vicino alle caratteristiche illusorie del Barocco italiano che permea l’arte e l’architettura romana, una singola scultura totemica appare free-standing, come un frammento architettonico maiolicato nel quale, da una sezione trasversale, si intravedono scioccanti viscere insanguinate in un livido trompe l’oeil.
In occasione della mostra, Varejão è stata invitata a presentare Transbarroco (2014), la sua unica installazione-video multi-canale-all’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici, all’interno di Art Club, un progetto a cura di Pier Paolo Pancotto e parte di un’ampia iniziativa culturale intitolata “I giovedì della Villa – Questions d’art”. Questo magnifico lavoro, con larghe inquadrature di interni spettacolari delle chiese barocche di Minas Gerais e Bahia in Brasile e il palpitante audio di campane, tamburi bahiani e rumori di strada, intervallato da letture di scritti-chiave per l’identità brasiliana, viene esposto per la prima volta fuori dal Brasile. Il Barocco profondamente ibrido che il video riflette trova il giusto contrappunto nel contesto del cuore di Roma.
L’installazione video Transbarroco di Varejao è stata esposta all’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici da giovedì 29 settembre al 2 ottobre. Il programma settimanale “I giovedì della Villa – Questions d’art” è un’iniziativa di Villa Medici che mira a riflettere sullo stato della creatività contemporanea – arti visive, cinema, musica, teatro, letteratura e storia – attraverso le interazioni tra i diversi pubblici e i vari linguaggi che includono letture, concerti, performance, mostre e installazioni. Creata da Luigi XIV nel 1666, l’Accademia di Francia a Roma è un’istituzione pubblica francese con tre obiettivi statutari: il supporto agli artisti e ai ricercatori attraverso residenze; attivi scambi culturali ed artistici, e la conservazione e valorizzazione di Villa Medici.
L’Accademia di Francia a Roma celebra l’anniversario dei suoi 350 anni nel 2016. Per ulteriori informazioni si prega di visitare il sito www.villamedici.it.
#Azulejao
Artist

Adriana Varejão: Azulejão
Gagosian director Louise Neri discusses the evolution of the Azulejão series with Adriana Varejão.

Latin American Artists: From 1785 to Now
To celebrate the publication of Phaidon’s new, expansive survey, we share an excerpt from Raphael Fonseca’s introduction and a few of the more than three hundred artists featured.
Adriana Varejão Selects
To coincide with the release of the first English-language monograph on the career of Adriana Varejão—in which her diverse body of work is explored in depth, from her earliest paintings in the 1990s to her most recent multimedia installations—the artist has curated a selection of films as part of a series copresented by Gagosian and Metrograph in the theater and online. The program features cinema exploring themes of eroticism, excess, and science-fiction fatalism.

Now available
Gagosian Quarterly Summer 2021
The Summer 2021 issue of Gagosian Quarterly is now available, featuring Carrie Mae Weems’s The Louvre (2006) on its cover.

Adriana Varejão: For a Poetics of Difference
Curator Luisa Duarte considers the artist’s oeuvre, writing on Varejão’s active engagement with theories of difference, as well as the cultural specters of the past.
Work in Progress
Adriana Varejão: In the Studio
Join Adriana Varejão at her studio in Rio de Janeiro as she prepares for her upcoming exhibition at Gagosian in New York. She speaks about the inspirations for her “tile” paintings, from Portuguese azulejos to the Brazilian Baroque to the Talavera ceramic tradition of Mexico, and reveals for the first time her unique process for creating these works.
News

Artist Spotlight
Adriana Varejão
February 24–March 2, 2021
Adriana Varejão uses the tactics of the Baroque—simulation, juxtaposition, and parody—to reflect on the mythic pluralism of Brazilian identity and the social, cultural, and aesthetic interactions that produced it. In various mediums, Varejão draws upon a potent visual legacy stemming from the histories of colonialism and transnational exchange to create a confluence of hybridized forms—paintings that are architectural or sculptural, theatrical painted sculptures, mesmerizing multichannel video—which expose the multivalent nature of memory and representation.
Photo: Vicente de Mello

Online Reading
Adriana Varejão
Interiors
Adriana Varejão: Interiors is available for online reading from February 24 through March 25 as part of Artist Spotlight: Adriana Varejão. Published on the occasion of the artist’s 2017 exhibition Interiors at Gagosian, Beverly Hills, and her 2016–17 exhibition Azulejão at Gagosian, Rome, this catalogue brings together images of the paintings and sculptures presented in these shows, as well as views of her multichannel video installation Transbarroco (2014), shown in both cities at the time of these consecutive exhibitions. The book features a preface by Gagosian director Louise Neri, an essay by scholar Luiz Camillo Osorio, and texts by Adriano Pedrosa, artistic director of the Museu de Arte de São Paulo.
Adriana Varejão: Interiors (New York: Gagosian, 2017)